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🇯🇵 Le carrozzerie, il Giappone e i mercenari del lavoro
Benvenuto nella newsletter #26
Indice dei contenuti
Uno degli aspetti più stimolanti nel portare avanti questa newsletter è quello di “lavorare” solo con fatti e notizie “fresche”, quelle di pochi giorni. Un pò come le trattorie vere (adoro!) che propongono solo il menu del giorno basato su ingredienti di stagione.
Niente di più di “facile”, dato che stiamo vivendo uno dei periodi più incredibili della storia dell’umanità in cui le evoluzioni politiche, i cambiamenti sociali, le nuove tecnologie si manifestano alla velocità della luce con ripercussioni su tutto il globo.
Questa settimana nel “mercato rionale” delle informazioni fresche ho trovato molto interessante un articolo di Federico Rampini* dedicato ad un fatto per noi strano: l’assenza di immigrazioni nel Giappone.
Cosa c’entra con il nostro settore del post-vendita automotive?
Consideratelo un pò come una provocazione, un pò come una forzatura ma proverò a delineare un modello di gestione della mancanza di manodopera specializzata nelle carrozzerie ed officine alternativo alla “mercenarizzazione” per accaparrarsi “nuove risorse”.
Buona lettura!
*giornalista del Corriere Della Sera e nota penna indipendente autore di diversi saggi sull’America di cui è profondo conoscitore
🇯🇵 Le carrozzerie, il Giappone e i mercenari del lavoro
In questo articolo dal titolo “Giappone, il Paese dove gli immigrati sono... giapponesi”, Federico Rampini ci fa notare come nel Giappone da sempre non solo non esiste immigrazione ma anzi c’è una immigrazione al contrario fatta dagli stessi giapponesi dall’estero.
E’ interessante notare come, fatte le dovute proporzioni, l’industria giapponese e il settore delle carrozzerie e officine hanno diversi punti in comune.
Provate a seguirmi nel ragionamento.
Il saggio di Mireya Solìs alla base dell’articolo
Rampini prende spunto, a sua volta, dal saggio di Mireya Solìs, direttrice del Center for East Asia Policy Studies, e presidente dei Japan Studies alla Brookings Institution, dal titolo “Japan’s Quiet Leadership” (trad: La leadership silenziosa del Giappone).
Nel saggio viene analizzato in modo approfondito come un paese dall’altissimo livello di industrializzazione come il Giappone, che solo nel nostro settore conta giganti come Toyota, Honda, etc, ha trovato un equilibrio tutto interno per il fabbisogno della forza lavoro rinunciando totalmente ad “importare” manodopera da altri paesi.
Nella speranza di farvi cosa gradita, ho dato in pasto a Gemini Deep Research (l’AI di Google… davvero pazzesco) questo “argomento” ottenendo un report di sintesi dettagliato che condivido in modo aperto con tutti voi qui (con possibilità di fare i vostri commenti 😃).
In sintesi per quello che ci interessa ecco i punti salienti.
1-Confronto con altri paesi:
Paese | Approccio all'industrializzazione | Ruolo dell'immigrazione |
Giappone | Enfasi su istruzione, tecnologia e forza lavoro interna | Ruolo limitato, politiche restrittive |
Stati Uniti | Crescita guidata dall'immigrazione e dall'abbondanza di risorse | Ruolo fondamentale, immigrazione di massa |
Germania | Industrializzazione basata su una combinazione di forza lavoro qualificata e immigrazione | Ruolo significativo, ma con politiche di integrazione |
2-Culturalmente, il Giappone è caratterizzato da una forte etica del lavoro e da un'enfasi sulla lealtà aziendale. Questi valori, profondamente radicati nella società giapponese, hanno favorito la formazione di una forza lavoro altamente qualificata e motivata, riducendo la necessità di ricorrere a lavoratori stranieri.
3-L'approccio giapponese all'industrializzazione senza un massiccio ricorso all'immigrazione ha portato a una serie di vantaggi, tra cui:
Stabilità sociale: la coesione culturale e l'omogeneità etnica hanno contribuito a mantenere un elevato livello di stabilità sociale, limitando i conflitti e le tensioni.
Coesione culturale: la conservazione delle tradizioni e dei valori giapponesi ha favorito un forte senso di identità nazionale e di appartenenza.
Formazione di una forza lavoro altamente qualificata: gli investimenti nell'istruzione e nella formazione hanno permesso di creare una forza lavoro altamente specializzata e competitiva a livello globale.
Ovviamente nel saggio sono riportati anche tanti aspetti negativi di questo modello, che invito ad approfondire per chi vuole.
Le similitudini con il settore post-vendita automotive
Innanzitutto ricordo che le aziende giapponesi automotive sono in testa alla classifiche delle vendite globali del 2024 (5 tra le prime 20) come evidenziato dal post di Felipe Munoz:
Ma ancora più importanti sono questi aspetti:
Giappone | Officine | |
---|---|---|
Processi altamente specializzati | ✅ | ✅ |
Competenze tecniche e know-how fortissimo | ✅ | ✅ |
Manovalanza “anziana” | ✅ | ✅ |
Manovalanza “scarsa” | ✅ | ✅ |
La crescita del settore IAM in Italia
Passando al nostro settore di riferimento, lo IAM (Independent After Market), ci troviamo in una fase di espansione e di crescita confermato dai dati di ANFIA come riportato da Notiziario Motoristico:
“Il settore aftermarket automobilistico italiano continua a crescere per il quarto anno consecutivo. Secondo i dati del Barometro Aftermarket ANFIA, infatti, il fatturato della filiera IAM ha registrato un incremento del 2,4% nel 2024 rispetto all'anno precedente. Pur segnando un rallentamento rispetto al +11,6% del 2023, il trend positivo conferma la stabilità e la resilienza del comparto.”
Ma se andiamo ancora più in dettaglio, c’è un altro dato messo in evidenza questa volta da Sicurauto che certifica ancora una volta l’importanza per gli automobilisti dell’autoriparazione indipendente:
Nonostante l’importanza riconosciuta alla manutenzione, l’indagine ha rivelato una distribuzione interessante nella scelta del punto di assistenza. Solo il 59% degli italiani si affida ai concessionari autorizzati per il tagliando, mentre il restante 41% preferisce officine indipendenti. Il dato diventa ancor più significativo in caso di guasti tecnici: appena il 46% si rivolge alla rete ufficiale, mentre la maggioranza opta per le reti di officine indipendenti.
Quindi tutto va a gonfie vele?
A patto che la gestione della “manovalanza” sia fatta bene…
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Il “mercenarismo” diffuso tra le officine
Dalla mia esperienza personale, negli ultimi 5 anni ho visto crescere il panico tra i titolari delle carrozzerie ed officine in tutta Italia per la scarsità di “manodopera specializzata”.
Su Facebook in particolare (il canale dei boomer e dei GenX come me 😅), vediamo il proliferare su tutti i gruppi possibili e immaginali di annunci diretti di ricerca di personale, spesso come tentativo disperato ed improvvisato.
Con quale risultato?
Queste azioni non fanno altro che alimentare questo nuovo mercato al rialzo delle buste paga dove spesso anche per poche decine di € al mese un “meccanico” o un “lattoniere” passa da una officina all’altra in barba agli anni di “anzianità” e di “fedeltà”.
Penso che non si offenda nessuno se li chiamiamo “mercenari”.
E’ un gioco al massacro dove nel lungo termine perderanno tutti, ma che purtroppo è alimentato dalla paura di alcuni “titolari” di rimanere a piedi.
Consapevole della forzatura che sto facendo, vi propongo di fare uno sforzo e di considerare “l’immigrazione” di una nazione simile ai passaggi di lavoratori da una officina all’altra:
cercare una soluzione “rapida” ed “esterna” al problema;
permettere alla forza lavoro esistente di non fare più mansioni di basso livello;
bassa fedeltà alla “casacca” (nazione o azienda) ma solo all’aspetto economico.
A mio avviso questo è il punto centrale della differenza con un ipotetico modello alla “giapponese”: valorizzare la forza lavoro esistente per attrarre nuove figure che ambiscono ad entrare in azienda.
👉 Sintesi finale > proposta
Il Giappone di oggi è stato costruito con azioni e politiche di tanti anni fa, non è stato improvvisato.
I titolari delle officine che vogliono avere un futuro, oltre la pesca a strascico che il mercato di oggi permette loro di fare, devono iniziare un nuovo percorso “mentale”: avere il coraggio di dire no al mercenarismo e avviare una strategia di valorizzazione delle figure interne in azienda.
Nella prima tabella in alto di comparazione nell’approccio all’industrializzazione tra il Giappone e le altre potenze non ha caso ho messo in evidenza dei fattori “non economici”: enfasi su istruzione, tecnologia e forza lavoro interna.
La mia proposta è semplice: valorizzare le figure storiche con la formazione permanente, welfare aziendale e leadership diffusa verso le nuove leve di cui avranno la responsabilità della crescita.
Partire da qui, ora: consolidare le forze esistenti come i pilastri del futuro dell’azienda.
Esattamente quello che accade nelle grandi aziende giapponesi: carriere lunghe spesso fino alla pensione e bassissimi cambi di “casacca”. Il segreto in queste aziende è nel sapere creare sin dal primo giorno di lavoro un senso di missione e di forte appartenenza.
Sono consapevole che non è un discorso facile da digerire considerando la complessità del portare avanti queste aziende nel quotidiano, ma ci sono già realtà in Italia che stanno facendo percorsi virtuosi come ho raccontato qui.
I “car service” di oggi sono vere e proprie PMI che appresentano in piccolo l’eccellenza italiana: saper fare, servizio al cliente, ambito locale, tanta artigianalità e anche tanta tecnologia in linea con le evoluzioni del mercato.
Per preservare queste eccellenze, che ricordo sono fondamentali per far girare l’intero settore automotive, assisteremo alla “concentrazione” attraverso tante chiusure da un lato e diverse acquisizioni dall’altro così come accade in qualsiasi mercato in evoluzione.
La selezione naturale è già partita.
💸 Follow the MONEY
In questa sezione ho creato due portafogli con i titoli delle case auto tradizionali e di quelle nuove (EV e cinesi) con l’andamento dell’anno in corso (proviamo così, mi dirai se ha senso o meno).
Ritengo importante tenere sempre ben in vista i valori di questi due aggregati come una sorta di “sentiment” del settore nella sfida tra i player storici e quelli nuovi perchè è qui che si giocherà la partita nel medio e lungo periodo.
A te le valutazioni 😉
NB: i dati sono generati da Google Finance e vanno considerati solo per analizzare l’andamento in % dei due gruppi di titoli e non i valori assoluti espressi in valuta. Si sconsiglia l’uso per finalità di investimento.
Se ho fatto qualche errore non esitare a segnalarmelo. Grazie!
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Alla prossima settimana!
Michele
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