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🐝 Il "calabrone" automotive, che non dovrebbe volare ma vola
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“Il calabrone non sa che con la sua conformazione alare rispetto al suo peso non potrebbe volare, ma siccome non lo sa lui vola”.
E’ una affermazione ben nota molto letta in rete (a quanto pare non ha nessuna base scientifica ma molto usata a livello “motivazionale”) che da la rappresentazione dell’importanza della scarsa considerazione dei propri mezzi e dei risultati che invece arrivano inaspettati.
E’ tutto una questione di punti di vista: nulla di oggettivo o immodificabile.
In questa settimana mi ha colpito un articolo de Il Sole 24 Ore di Alberto Orioli (il link è in fondo, consiglio l’abbonamento a 24+ online) che propone il punto di vista diverso sul nostro paese che emerge dal libro di Marco Fortis “The Italian economic resurgence (a G7 comparison)”.
E’ l’occasione per essere un pò più fieri ed orgogliosi come italiani ma anche per capire che c’è una dimensione dell’automotive che vola alla grande: il post vendita.
🐝 Esiste un "calabrone" nell’automotive?
Ecco di seguito i 5 motivi per essere orgogliosi come italiani a differenza di quanto viene raccontato dalle crude e sterili statistiche di enti come l’Istat o il Censis (anche qui servirebbe una rivoluzione…) che parlano di un’Italia «intrappolata nella sindrome della medietà».
Crescita del PIL senza precedenti
Il nostro paese ha avuto una crescita del Pil dopo la pandemia che è la migliore in Europa: +4,7% rispetto al 3,7% della Francia e allo 0,3% della Germania. Questo risultato è ancora più impressionante se si considera il Pil pro capite, dove l'Italia ha un +4,9%, mentre Francia e Spagna hanno solo un +0,1% e la Germania è in calo con un -1%.
Export forte
Non tutti sanno che nel 2024 l'Italia ha venduto più prodotti all'estero rispetto al Giappone. Negli ultimi otto anni, l'Italia ha migliorato le sue esportazioni più di qualsiasi altro Paese del G7. Questo vuol dire che i prodotti italiani sono diventati di qualità migliore e più competitivi.
Paese creditore
L'Italia è un Paese creditore netto verso il mondo, insieme alla Germania in Europa. Siamo creditori per 154 miliardi di dollari, pari al 7% del Pil, mentre la Germania ha una quota del 70% del suo Pil.
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Investimenti in macchinari e tecnologia al top
Abbiamo l’investimento in macchinari e nella tecnologia digitale 4.0 che nel 2023 ha raggiunto il 7,3% del Prodotto interno lordo, quota superiore a qualsiasi altro partner europeo che ha consentito al nostro Paese di recuperare diverse posizioni nella scala della competitività.
Sorpresa anche da Mezzogiorno
La performance del Mezzogiorno è ancor più brillante nella riduzione della disoccupazione dalla pandemia a oggi, con una riduzione del 4% che il Sud non conosceva dai tempi della grande crisi finanziaria globale del 2009.
La caratteristica che ci contraddistingue: “antifragile”
L’ecosistema italiano delle PMI è il vero motore della nostra ricchezza. Ancor più forte considerando che è zavorrato da due macigni: la macchina statale (leggi, tasse e inefficienze) e il debito pubblico. Due fattori che rappresentano il nostro lato oscuro (“the dark side of the moon”).
Viste dall’alto, le PMI italiane nel loro insieme hanno caratteristiche diverse dal classico concetto di aziende “leader” o “globali”: sono piccole e operano in nicchie di mercato.
Ma queste caratteristiche sono quelle che ci fanno andare oltre quello che è diventato un concetto abusato: la resilienza.
Le nostre PMI sono in realtà ANTIFRAGILI.
Cos’è l’antifragilità? Il filosofo, matematico e saggista libanese Nassim Nicholas Taleb (autore del best seller “Il Cigno Nero”) ha dovuto creare una nuova parola per esprimere una cosa diversa dalla resilienza:
“Una cosa resiliente resiste agli shock ma rimane la stessa di prima: l’antifragile dà luogo a una cosa migliore”.
Gli shock sono i famosi “cigni neri”, come quelli che stiamo osservando proprio nel settore automotive a livello globale (PS: era pensabile che Mercedes vendesse “zero” veicoli elettrici ad ottobre in Cina?).
Come emerge dalle parole del filosofo e matematico libanese, lo snodo fondamentale sta nella capacità di accogliere la crisi e utilizzare il caos per costruire una nuova esistenza e un nuovo sé più sviluppato e migliore. La robustezza consente di sopportare, la resilienza permette di adattarsi e resistere. L’antifragilità porta a evolversi.
Se guardiamo bene le nostre PMI sono leader globali ma in nicchie “trasversali” di mercato, occupiano strati di business in modo verticale ed unico con margini economici di alto livello che garantiscono sostenibilità finanziaria, investimenti continui in innovazione e quindi evoluzione rapida a nuovi contesti di mercato.
Si, c’è un settore dell’automotive che vola: il post vendita
In controtendenza alla crisi epocale dei produttori di auto “tradizionali” globali, da Stellantis fino alle big tedesche passando per le americane GM e Ford e che stanno trascinando a picco la filiera dei fornitori OEM, l’assistenza e i servizi per il parco circolante vola e cresce.
Dal mio punto di vista il mondo del post vendita formato dalle 90k officine, dai produttori e distributori di ricambi, dai servizi logistici, dai produttori di impianti e attrezzature e molto altro, crescono bene grazie ad una domanda in crescita di riparazione data dall’invecchiamento del parco circolante (12,5 anni in media) e dal numero di veicoli circolanti (oltre 42milioni).
Un po come per i numeri dell’Istat che danno l’Italia in affanno mentre va bene in altri aspetti, il post vendita è un settore che merita maggiore attenzione e consapevolezza della grande opportunità di diventare un settore che può in parte controbilanciare le dinamiche negative dell’OEM.
Cosa fare per dare il boost definitivo?
Personalmente mi è capitato spesso di confrontarmi con il mondo dei Venture Capital (sono le società di investimento professionali che mettono soldi nelle startup) in merito all’attrattività del settore post vendita automotive: in pratica è visto come un mercato non interessante per l’innovazione dove mettere soldi e investimenti. Troppo vecchio e arretrato.
Ecco il punto: oltre l’eccellenza dell’hardware (i capannoni, gli impianti, operai specializzati), l’ecosistema del post vendita deve sviluppare il proprio “software” dato da sistemi digitali che rendono queste realtà “artigianali” connesse e integrate con il cliente finale in modalità “full digital”.
La transizione digitale è l’ingrediente per rendere i car service “antifragili” rispetto ai grandi cambiamenti in atto nel mondo automotive globale.
Fonti: Il Sole 24 Ore | Antifragilità | Il Cigno Nero
👉 Aggiornamenti utili sulla crisi automotive
Ecco due contributi di qualità che vale la pena approfondire:
Gianluca Di Loreto (Bain & Company)
Corrado Storchi (ANFIA)
Post su LinkedIn con una sintesi davvero utile
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In questa sezione ho creato due portafogli con i titoli delle case auto tradizionali e di quelle nuove (EV e cinesi) con l’andamento dell’anno in corso (proviamo così, mi dirai se ha senso o meno).
Ritengo importante tenere sempre ben in vista i valori di questi due aggregati come una sorta di “sentiment” del settore nella sfida tra i player storici e quelli nuovi perchè è qui che si giocherà la partita nel medio e lungo periodo.
A te le valutazioni 😉
NB: i dati sono generati da Google Finance e vanno considerati solo per analizzare l’andamento in % dei due gruppi di titoli e non i valori assoluti espressi in valuta. Si sconsiglia l’uso per finalità di investimento.
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